Non c’è niente da fare, il post sul disegno in piano è noioso. L’ho appena riletto e mi arrendo, non si può parlare di questo argomento senza annoiare il prossimo. Questa noia è dedicata a voi che la provate.
Questo tipo di disegno non dovrebbe essere fatto senza sapere a che serve.
Non serve perchè ve lo chiede un insegnante. A scuola vi esercitate a farlo bene, ma a parte questo vi assicuro che io non me ne faccio nulla.
Serve, molto più di un figurino “artistico” o “d’immagine”, a capire le forme e le proporzioni esatte dell’indumento, quanto e come il modellista dovrà modificare il modello base o come (più raramente) dovrà costruire un modello nuovo.
Le proporzioni si individuano in base ai livelli (seno, vita etc.) che indicano precisi punti del corpo in cui vengono prese le misure dal sarto e che, nel sistema industriale basato sulle taglie, hanno una misura precisa (ecco, già questa frase, verso la fine è come se si immergesse nel suo stesso grigiore…). Ci sono vari modi per realizzare questo tipo di disegni, e sono tutti validi se viene raggiunto il grado di precisione che si vuole. CHE SI VUOLE! Il che non vuol dire un grado eccelso. (era un tentativo di vivacizzare la platea).
Il disegno in scala riproduce le misure dell’indumento ridotte ad un quinto o più facilmente a un decimo. In pratica la larghezza vita di cm. 72 della taglia 44 diventa cm. 7,2 e così di seguito. Una gonna come quella che segue non richiede indicazioni di misure particolari nelle note sartoriali, come altezza fascioncino (qui ‘è perchè questa è la prima gonna che fanno le bimbe di prima, e ci sono tutte le misure), misure tasche se ci fossero, etc., sono tutte rilevabili dal disegno. Se l’eventuale tasca disegnata a 1/10 fosse ad esempio un rettangolo di cm.1,8 x 2, la tasca del modello in carta (e poi in stoffa) dovrà essere un rettangolo di cm. 18 x 20.
Questo è il vero disegno “in piano”, fatto cioè distendendo idealmente, su un piano, la vera ma ancora inesistente gonna, e disegnandola.
Tuttavia non è il tipo di disegno più usato dagli studi stilistici, che preferiscono quello “su manichino”: meno precisione ma più grazia, più stile, fino alla possibilità, aggiungendo colore, tessuto ed effetti di movimento, di sostituire il figurino. A volte si fa un “misto”.
Sono in effetti frequenti presentazioni di questo tipo, che riassumono una collezione molto più ampia, dove i modelli qui raggruppati sono disegnati da soli, davanti e dietro, corredati di indicazioni circa i tessuti, i materiali aggiuntivi e le misure non facilmente interpretabili. In queste tavole (che vengono presentate al cliente dopo che ci ha affidato la collezione, e sono una via di mezzo tra la presentazione del mood e i disegni operativi: a volte se il cliente approva queste tavole, gli operativi verranno discussi con una figura professionale diversa, un “tecnico”) vengono riassunti il tipo di uomo a cui ci si rivolge (lineamenti, accessori, atteggiamento suggeriscono un carattere, una personalità) e linee e colori principali del tema della collezione.
Qui il disegno in piano appare come un vestito indossato da un uomo trasparente, o come se avesse vita propria.
A VOLTE, se il modellista è conosciuto, abituato a collaborare strettamente con noi da tanto tempo, conosce il nostro “consumatore finale ideale”, non avrà bisogno d’altro, disegni in piano siffatti e figurini tecnici gli basteranno per avere subito un’idea del prototipo. Mentre guarda le immagini, chiede, propone etc..
Se invece ci affidiamo, poniamo da Milano, ad uno studio modellistico coreano, o anche solo ad un tizio nuovo che non si sa bene come lavori anche se tutti dicono che è bravissimo, sarà meglio essere più chiari.
Questo è un disegno precisissimo (per quanto rappresentante un gonna orribile), fatto o almeno “ricalcato” dopo averlo disegnato a mano con un sotware vettoriale quale Illustrator o un CAD, un disegno che serve soprattutto se si deve consegnare a studi modellistici con cui non si vogliono avere (o non si possono) tante comunicazioni, e si desiderano prodotti identici al millimetro a quelli progettati. Il modellista non deve cioè “interpretare” niente, solo fare conti.
Un lavoro completo consisterebbe in presentazioni sintetiche come la precedente e disegni strettamente “in piano” per tutte le varianti degli indumenti.
Queste sono considerazioni generali volte a chiarire come sia meglio conoscere almeno i 2 metodi principali (in scala e su manichino) e usarli secondo necessità o quantomeno secondo quanto ci chiede di fare il tizio che ci dà i soldi alla fine. Elasticità contro soldi. Riflettete sull’assunto e valutatene tutte le implicazioni. Prossimi post, indicazioni più operative. Saluti, Q.